Vari gruppi italiani valutano l’impiego dell’esoscheletero nella sclerosi multipla
Molti esperti italiani hanno pubblicato risultati di studi e revisioni della letteratura sull’impiego dell’esoscheletro nella sclerosi multipla. Le evidenze raccolte sono incoraggianti, in quanto indicano che questi dispositivi potrebbero aiutare a compensare, in alcuni casi, la disabilità provocata dalla sclerosi multipla.
Nel 2021 sono comparsi diversi articoli sull’impiego dell’esoscheletro nella sclerosi multipla, pubblicati da gruppi di specialisti italiani. In alcuni casi si è trattato di revisioni della letteratura, in altri di pubblicazioni che hanno riportato i risultati di ricerche fatte in questo campo. A marzo è comparso un articolo di Panizzolo e colleghi che ha riportato i risultati di un’esperienza fatta con un esoscheletro, che fornisce sostegno e assistenza alla deambulazione a persone con vari gradi di disabilità provocati da patologie neurodegenerative, come la sclerosi multipla, o da eventi acuti come l’ictus. Dieci adulti di età media 68.9 ± 9.2 anni hanno completato dieci sessioni di addestramento al cammino con un esoscheletro. I risultati hanno dimostrato che, nell’ultima sessione, i soggetti addestrati all’impiego dell’esoscheletro sono riusciti a percorrere una distanza significativamente più lunga, rispetto a quella coperta nella prima sessione: 453.1 ± 178.8 metri rispetto a 392.4 ± 135.1 metri. Panizzolo e colleghi hanno concluso che i risultati ottenuti erano indicativi della buona efficacia dell’esoscheletro da loro provato nel favorire la riabilitazione di malati con patologie neurologiche. In particolare, hanno evidenziato vantaggi come il basso costo e la leggerezza del dispositivo.
Ad aprile un gruppo di esperti di vari Centri italiani ha eseguito una revisione della letteratura, come parte di un progetto italiano sulla riabilitazione robotica denominato CICERONE, sviluppato dalla Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa. Bowman e colleghi hanno cercato in tutte le principali banche dati pubblicazioni sull’argomento. Da un’iniziale raccolta di 336 articoli, sono stati selezionati quelli che riportavano i risultati di 12 studi sull’addestramento al cammino assistito da robot con l’utilizzo di esoscheletri. In queste ricerche il numero delle sessioni di utilizzo dei dispositivi era variato da 6 a 40, distribuite in un periodo compreso fra 2 e 5 settimane e con una rilevante variabilità in termini di livello di disabilità dei partecipanti. Tutti gli esoscheletri erano combinati con sostegni del peso corporeo e il livello di assistenza al movimento era variata dallo 0 al 100%, a seconda della gravità della disabilità. La velocità di cammino, programmata in base alle capacità dei malati, è variata da 1.3 a 1.8 chilometri per ora. In 7 studi su 12 l’addestramento al cammino assistito da robot è stato proposto come parte di un programma di riabilitazione più complesso o in associazione all’approccio abituale di fisioterapia. I risultati hanno dimostrato un effetto positivo dell’addestramento al cammino assistito da robot, raggiungendo una differenza clinicamente rilevante nel migliorare vari parametri che misurano la capacità di camminare delle persone con sclerosi multipla. Nelle conclusioni Bowman e colleghi hanno evidenziato che, dall’analisi della letteratura, era emerso che, nei programmi di riabilitazione robotica al cammino, erano quasi sempre stati utilizzati esoscheletri e che tali dispositivi avevano migliorato, in maniera clinicamente significativa, il bilanciamento e il cammino. Sulla base di queste evidenze e considerando i vantaggi in termini di sicurezza e di facilità di utilizzo, gli autori hanno auspicato la diffusione della riabilitazione robotica al cammino per le persone con disabilità grave.
A maggio del 2021 Gandolfi e colleghi hanno pubblicato un articolo che ha analizzato la letteratura sull’impiego dei dispositivi elettromeccanici e dei robot nella riabilitazione neurologica. Anche questa valutazione degli articoli pubblicati ha fatto parte del progetto CICERONE. Gli autori hanno analizzato 316 articoli, dei quali più della metà (52%) riportava risultati di studi clinici randomizzati. Le casistiche nelle quali erano stati eseguiti erano di persone con precedenti ictus o con danni al midollo spinale o con sclerosi multipla, paralisi cerebrale o danni traumatici al cervello. Nelle ricerche era stato descritto un totale di 100 dispositivi che, nella maggior parte dei casi, erano esoscheletri mirati a supportare il movimento delle gambe. Nelle conclusioni dell’analisi gli autori hanno evidenziato che molti dei dispositivi non avevano il marchio “CE” e questo faceva mancare un elemento fondamentale per l’interpretazione dei risultati degli studi nei quali erano stati valutati. Gli autori della revisione hanno anche raccomandato l’esecuzione di ricerche di qualità più elevata.
Nel mese di giugno 2021 autori italiani hanno pubblicato i risultati di uno studio nel quale hanno valutato gli effetti della riabilitazione assistita da esoscheletro sull’attività dei neuroni della corteccia prefrontale misurata con la risonanza magnetica funzionale. Sulpizio e colleghi hanno studiato due gruppi di malati di sclerosi multipla sottoposti a 6 settimane di riabilitazione. Un gruppo ha seguito un protocollo di fisioterapia tradizionale e un altro ha impiegato un esoscheletro durante gli esercizi previsti dal protocollo. I risultati hanno indicato che, al termine del ciclo di fisioterapia, il gruppo che aveva impiegato l’esoscheletro mostrava un’attività significativamente minore di un’area del cervello denominata giro frontale inferiore. Gli autori hanno interpretato questo riscontro come un miglioramento, in quanto indicativo di ritorno allo stato di normalità, tant’è vero che si è arrivati a un livello di attività simile a quella rilevata in soggetti sani di controllo. Sulpizio e colleghi hanno quindi concluso che l’impiego dell’esoscheletro durante la riabilitazione ha normalizzato l’attività dei neuroni dell’area prefrontale, rispetto all’eccesso di attività che si osserva nella sclerosi multipla.
Nello stesso mese di giugno è comparsa un’altra pubblicazione di specialisti italiani, che ha valutato l’effetto di un esoscheletro robotizzato nel migliorare cammino e bilanciamento in malati di sclerosi multipla. Si è trattato di uno studio retrospettivo, nel quale sono stati arruolati 20 soggetti con età media 43.7 ± 10.3 anni e, per il 66.7%, di sesso maschile. Sono stati divisi in due gruppi equiparabili per età, sesso e caratteristiche cliniche, ma che differivano per il tipo di addestramento alla riabilitazione. Nel gruppo che ha usato l’esoscheletro c’è stato un significativo miglioramento della capacità di camminare e del bilanciamento (prova del cammino di 10 metri; p=0.002), della mobilità (prova “in piedi e cammino” a tempo; p=0.002) e nella percezione del benessere mentale (prova MSQoL-M; p=0.004). Il tutto accompagnato da una buona capacità di impiego e da una buona accettazione del dispositivo. Commentando le evidenze raccolte, Russo e colleghi hanno evidenziato l’efficacia dell’esoscheletro nel migliorare le capacità funzionali dei malati di sclerosi multipla e nel supportarli per il raggiungimento degli obiettivi terapeutici.
A settembre del 2021, oltre all’articolo trattato nell’aggiornamento “Impiego dell’esoscheletro in un malato di sclerosi multipla” è stata pubblicata una nuova revisione della letteratura, anch’essa fatta nell’ambito del progetto CICERONE sulla riabilitazione robotica. L’obiettivo è stato raccogliere evidenze sull’efficacia della riabilitazione robotica nella disabilità degli arti inferiori dei malati di sclerosi multipla. Nei maggiori archivi di articoli scientifici sono state cercate pubblicazioni, comparse fra il 2010 e il 2020, che riportassero i risultati di studi clinici randomizzati e ricerche pilota nei quali erano stati impiegati dispositivi robotici. Il robot è stato definito come “un manipolatore riprogrammabile e multifunzionale progettato per muovere parti o dispositivi allo scopo di svolgere funzioni”. Dopo una selezione accurata, solo 17 articoli sono stati analizzati nella revisione, la maggior parte di essi riguardava l’uso dello stesso tipo di esoscheletro. Si è rilevato che, in termini generali, l’approccio robotico ha fornito vantaggi riguardo alla velocità del cammino, alla resistenza allo stesso e al bilanciamento, rispetto ad approcci di riabilitazione convenzionali. La riabilitazione robotica con esoscheletro ha prodotto risultati migliori sulla funzionalità dei malati di sclerosi multipla, in particolare di quelli che erano più gravi, con EDSS superiore a 6. Da notare che, in questi soggetti, oltre al miglioramento della capacità di muoversi, ci sono state anche riduzioni di astenia, spasticità e dolore e miglioramenti di benessere psicologico e qualità di vita. Calabrò e colleghi hanno concluso che i risultati della loro revisione della letteratura confermavano il potenziale positivo della riabilitazione robotica con esoscheletro nel migliorare la funzionalità dei malati di sclerosi multipla.
La pubblicazione di tanti articoli sull’uso dell’esoscheletro e sull’applicazione della riabilitazione robotica nei malati di sclerosi multipla testimonia l’interesse degli specialisti per questi dispositivi e fa sperare che, in futuro, molte persone affette da questa malattia, e in particolare quelle con le forme progressive, potranno avere a disposizione un importante ausilio per contrastare la disabilità che essa provoca.
Source: Fondazione Serono SM