TERAPIE:

Essendo le cause di queste malattie ancora oggetto di studio, mancano cure vere e proprie e il trattamento delle stesse non segue protocolli rigidi e standardizzati, ma viene modulato caso per caso.

I trattamenti usati possono essere divisi in due categorie: quelli che hanno l’obiettivo di modificare il decorso e l’evoluzione della malattia e quelli finalizzati a ridurre o a eliminare i sintomi ed i segni che si presentano in occasione delle recidive e nelle fasi in cui la malattia assume un andamento acuto. In questi ultimi anni la ricerca ha fatto grandi passi nel chiarire il modo con cui la malattia agisce, permettendo così di arrivare ad una diagnosi e ad un trattamento precoce che consentono alle persone con Sclerosi Multipla di mantenere una buona qualità di vita per molti anni.

La Sclerosi Multipla è complessa e imprevedibile, ma non riduce l’aspettativa di vita: infatti la vita media delle persone ammalate è paragonabile a quella della popolazione generale. Al momento non esiste una terapia capace di guarire la SLA: l’unico farmaco approvato è il Riluzolo, la cui assunzione può rallentare la progressione della malattia.
Esistono anche altri farmaci per ridurre i sintomi ed ausili per migliorare l’autonomia personale, il movimento e la comunicazione.

Negli ultimi anni le ricerche si sono moltiplicate e la speranza di trovare presto un rimedio definitivo si è fatta più concreta. Inevitabilmente la SLA comporta dei cambiamenti nello stile di vita di tutti i componenti della famiglia ma attraverso una adeguata e corretta presa in carico, l’utilizzo di alcuni ausili tecnologici ed una completa ed esaustiva informazione, è possibile mantenere in ognuno una qualità di vita degna di questo nome.

NUOVE FRONTIERE

Nel 2017 l’Aifa ha dato un riscontro positivo alla formale richiesta avanzata da Aisla (l’associazione italiana Sclerosi laterale amiotrofica) per l’introduzione in Italia del Radicut, nome commerciale dell’edaravone, un nuovo farmaco contro la Sclerosi Laterale Amiotrofica.

Il nostro Paese diventa così il primo in Europa ad avere in commercio un nuovo farmaco sulla Sla dopo oltre vent’anni. Il Radicut che risulta essere in grado di rallentare moderatamente la degenerazione motoria causata della malattia è stato inizialmente messo a punto in Giappone per il trattamento degli ictus ed è stato oggetto negli anni di ripetuti studi sulla Sla.

I primi risultati non furono incoraggianti: non registravano, di fatto, alcuna differenza significativa tra i pazienti trattati con l’edaravone e quelli trattati con il placebo. In altri casi, addirittura, si sono verificati importanti effetti collaterali.

Analizzando i dati, tuttavia, i ricercatori hanno notato che una determinata popolazione esaminata mostrava una risposta interessante al farmaco ed è su questa specifica tipologia di pazienti che si sono concentrate le sperimentazioni successive. Il recente studio condotto negli Stati Uniti su 137 pazienti affetti da Sla e pubblicato su Lancet Neurology a maggio 2017, lo ha confermato.

Il Radicut induce un lieve rallentamento nel peggioramento dello stato funzionale in pazienti con specifiche caratteristiche quali: la comparsa della malattia da non oltre due anni, una disabilità moderata e, infine, una buona funzionalità respiratoria. Per tale ragione il farmaco potrà essere prescritto dal neurologo di riferimento esclusivamente alle persone con questo specifico quadro clinico. In Italia, su una popolazione di circa 6.000 persone affette da Sla, si stima che i pazienti inizialmente idonei siano circa 1.600.