Un gruppo di esperti di sclerosi multipla tedeschi ha pubblicato, su una prestigiosa rivista, un articolo che riferisce di due casi, di malati di sclerosi multipla, nei quali si è sviluppato un grave quadro di infiammazione del sistema nervoso centrale, che è stato posto in relazione con l’assunzione di alemtuzumab.
Il primo caso è stato quello di un malato di 41 anni, di sesso maschile, inviato al Centro della sclerosi multipla con gravi sintomi neurologici come: difficoltà a parlare, marcate alterazioni delle funzioni cognitive, difficoltà a muoversi e, infine, paresi ai quattro arti, più grave a lla parte sinistra del corpo. La prima diagnosi di sclerosi multipla era stata formulata 11 anni prima e, da allora, era stato curato con: interferone, glatiramer acetato, mitoxantrone e dimetilfumarato. Nonostante le terapie, aveva avuto numerose recidive della malattia e la risonanza magnetica aveva dimostrato una continua attività della malattia. Nel luglio 2015 era stato somministrato l’alemtuzumab e, a dicembre dello stesso anno, il malato aveva presentato il quadro acuto con il quale era stato ricoverato presso il Centro. Per risolvere tale quadro è stato somministrato metilprednisolone alla dose di 7000 mg per via endovenosa. Poiché tale trattamento non ha sortito alcun effetto è stata eseguita una plasmaferesi combinata con un’ulteriore procedura mirata a rimodulare completamente il sistema immunitario. Questo secondo approccio ha indotto un notevole miglioramento dei sintomi e la scomparsa delle lesioni rilevate in precedenza con la risonanza magnetica. Per stabilizzare la malattia è stato somministrato il farmaco rituximab che ha come effetto l’eliminazione dei linfociti B. Questa cura ha liberato quasi totalmente il malato dai sintomi.
Nel secondo caso, una donna di 25 anni si è rivolta al Centro con una tetraparesi, particolarmente evidente alle gambe. La prima diagnosi di sclerosi multipla era stata fatta alcuni anni prima, nel 2011. Da allora aveva ricevuto cure di diverso tipo, dall’interferone al fingolimod, per poi essere trattata con alemtuzumab nel dicembre 2014. Sei mesi dopo, nel luglio 2015, alla comparsa di gravi sintomi, simili a quelli del caso sopra descritto, la malata ha ricevuto metilprednisolone, alla dose di 3000 mg, che ha indotto un miglioramento del quadro, anche se si rilevata una disabilità residua. Nel settembre 2015, si è rilevata una nuova recidiva dei sintomi, che è stata curata con metilprednisolone e plasmaferesi. A novembre dello stesso anno, per un nuovo peggioramento del quadro, ha ricevuto un altro ciclo di corticosteroidi. Nei mesi seguenti, vista l’impossibilità di fermare l’attività della sclerosi multipla con le cure sopra indicate, è stato somministrato rituximab che ha indotto una marcata riduzione dei sintomi e un miglioramento del quadro rilevabile con la risonanza magnetica.
Secondo gli autori dell’articolo, i due casi descritti sono stati i primi nei quali l’alemtuzumab ha provocato una grave infiammazione del sistema nervoso centrale, risultata controllabile con il rituximab. Poiché quest’ultimo farmaco ha un’azione specifica sull’attività dei linfociti B, Haghikia e colleghi hanno concluso che, nell’intensa attività infiammatoria conseguente alla somministrazione di alemtuzumab, giocano un ruolo rilevante proprio i linfociti B.
Tommaso Sacco
Fonte: Severe B-cell-mediated CNS disease secondary to alemtuzumab therapy; The Lancet Neurology, Volume 16, No. 2, p104–106, February 2017
Source: Fondazione Serono SM